CD Reviews
American Record Guide, Maggio/Giugno 2013
Soave e Baccolo sono un giovane duo pianistico italiano. Si esibiscono insieme dal 1995, questo spiega l’insieme sempre preciso. Vantano performance in importanti stagioni concertistiche e, in internet, sono presenti esecuzioni non solo di Schubert, ma anche de La Valse per due pianoforti e della difficilissima Liszt-Donizetti Fantasia sulla Sonnambula. Schubert è l’autore che meglio si addice alla loro musicalità in questo momento della loro carriera. La loro cura del dettaglio e del fraseggio da vita a queste grandi opere. Il suono della registrazione è abbastanza buono, così come le note di programma. Se cercate un disco di grandi opere a quattro mani di Schubert, rimarrete molto contenti con questa versione.
Oleg Ledeniov, Music Web International
Franz Schubert ci ha lasciato una grande letteratura per pianoforte a quattro mani, ma solo un brano, l’incomparabile fantasia in fa minore, divenne una “hit”. Per quanto riguarda il resto, ogni duo abitualmente selezione i brani che sono più vicini alla propria sensibilità. Il duo pianistico italiano Chiara Soave e Cecilia Baccolo ha completato il “piatto principale” con tre opere di egual lunghezza e carattere differente. Hanno in questo modo creato un programma equilibrato e stimolante.
Stranamente, le due Marce Caratteristiche non sembrano delle tipiche marce ma sono piuttosto vicine a energici e gioiosi galoppi. La seconda è più danzante e meno lineare della prima; ha qualche episodio di carattere contrastante e si avvicina allo spirito delle Sonate schubertiane del periodo centrale. Entrambi i brani sono abbastanza ripetitivi, ma le esecutrici, apparentemente, sanno come eseguire le “lunghezze celestiali” di Schubert con profitto. Nelle loro mani, la musica scorre. La dinamica molto varia aggiunge un ulteriore grado di vivacità. Il rubato è spento – non vi è neppure una nota leggermente irregolare fra mille; ogni punto ha la stessa lunghezza e inclinazione.
Le Otto Variazioni su un Canto Francese sono, a dire il vero, più simili ad un movemento di marcia. Il tema in tonalità minore è austero e concentrato. Le prime variazioni non sono tipicamente Schubertiane, e, talvolta sembrano esercizi accademici – non noiosi ma neppure emozionanti, con echi beethoveniani (Danze Tedesche). Queste variazioni non risultano essere molto avventurose – fu proprio la composizione che Schubert decise di mostrare a Beethoven in occasione del loro deludente incontro. Tutto si svolge a guisa di marcia fino alla Variazione V, dove finalmente si può udire la magia dell’autore. La Variazione VI è drammatica. Nella numero VII vi è il Grande Schubert: come un Improvviso, va dal tenue al molto espressivo. L’ultima variazione avanza ancora con libera e vigorosa velocità, avvicinandosi ai finali di alcune Sonate. Le esecutrici rendono alla musica piena giustizia. Imbevono le prime variazioni di espressività così da renderle piacevoli all’ascolto.Mettono in luce la magia della Variazione VII, ed il loro finale è brillante e gentile come il mattino.
La Fantasia in fa minore è, a mio avviso, la più grande opera a quattro mani mai stata scritta. In una libera struttura di quattri parti, gli episodi fluiscono l’uno nell’altro uniti dal tema principale. Si tratta di un commovente e drammatico viaggio attraverso la tempesta della vita. Questa musica merita di essere splendida, ed è quanto riceve in questa esecuzione. Nonostante la versione di Soave-Baccolo non si accorda pienamente con la mia favorita, Perahia-Lupu (Sony), in flessibilità di tocco e malinconica tenerezza, esse lasciano una profonda impressione musicale, sebbene in modo differente. Nella loro versione, la musica viene dalla Terra, e non dal Cielo. Non racconta il Romantico soffio del fato, ma parla della nostra vita, delle sue fatiche e preoccupazioni. Le pianiste conferiscono aspetti marziali alla musica; questa versione ha più staccati e colpisce senza soffici guanti. Il suono del pianoforte è spesso potente e raggiunge talvolta la grandiosità dell’organo. Ciò si sente soprattutto nella fuga finale, buia e colossale. Le parti tranquille non sono suffucientemente sottolineate, perciò il contrasto è ridotto. Ma la tensione è giusta, l’energia c’è, la struttura non cede mai e le voci principali sono sempre chiare. Il risultato è ossessivo.
Il titolo “Lebensstürme” fu coniato dell’editore di Schubert, Diabelli, che ebbe occasionalmente problemi di buon gusto. L’opera ha la stessa durata della Fantasia, ma, essendo meno ricca, sembra più lunga. Venendo, inoltre, subito dopo quest’ultima nel disco, risulta, in paragone, più superficiale. Ad ogni modo, è Schubert, e include molti aspetti meravigliosi. Il primo soggetto è altamente drammatico, in stile Beethoveniano. Il secondo tema, molto riposante, si avvicina ad un’intima aria da cattedrale, accompagnata da rintocchi di campanelli. Il duo non aggredisce le parti più sonore, mentre le parti tranquille risultano teneramente moderate. La musica è graziosa e bella; ciò nonstante ritengo che questa performance risulti troppo staccata: sembra, talvolta, di ricevere un energico battito al posto di un più atteso massaggio rilassante.
Complessivamente, il disco lascia un’impressone di coerenza. La presa di suono, pulita ma un po’ lontana, riduce la franchezza di impatto nel Lebensstürme. Il suono del pianoforte è tipicamente Steinway, talvolta un po’ soffocato. Abbinato all’interpretazione ricca di staccati, crea una dimensione sonora singolare, che non è la più adatta alle due opere principali. Le esecuzioni sono energiche e vigorose. Il Lebensstürme dovrebbe beneficiare di un sostegno più persuasivo. Mentre nella Fantasia si dovrebbe sentire, in più momenti, un tocco più soffice . Detto questo, l’impressione lasciata da questo disco è qualcosa di grande e meraviglioso – i sentimenti giusti da avere dopo aver ascoltato un album dedicato a Schubert.
Classic Voice
Un giovane duo che ha avuto l’ottima idea di seguire corsi di perfezionamento con tal e Groethuysen ha tutte le carte in regola per affrontare in disco almeno una parte della notevolissima produzione per pianoforte a quattro mani di Schubert, e lo fa centrando il segno con un’esecuzione accuratissima e partecipata sia della Fantasia in fa minore che dello straordianrio Lebensstürme e delle meno note Variazioni su una melodia francese. Si ammira qui una precisione assoluta non disgiunta da una comunanza di intenti che sola può garantire in questi casi un risultato di alto livello. Il suono è sempre molto bello, la registrazione perfetta.
Umberto Padroni, Suono.it
Chiara Soave e Cecilia Baccolo, giovani pianiste di straordinaria sensibilità, gusto ed esperienza, offrono un programma a quattro mani che attinge al sublime con la Fantasia D 940, preceduta da Due Marce D 886, dalle Otto Variazioni D 624, e seguita dall’Allegro D 947. Un passaggio nella direzione del cielo.